lunedì 2 marzo 2015

Giselle - Off the mat - Stillness

Carissimi, 
come dicevo nell'ultima lettera a Mondo, siete sempre con me e sento il desiderio di continuare a tessere il filo di questo racconto che siamo...ecco qui le ultime riflessioni..

La Verita', l'oggetto della nostra eterna ricerca - che a volte si camuffa da altro: l'anima gemella, il successo, il riconoscimento materiale, l'illuminazione - e' gia' da sempre sotto, o meglio "dietro" gli occhi di ognuno di noi, ma mai ci verrebbe di cercarla proprio "qui": all'origine della ricerca stessa. 
Nel vasto campo della spiritualita' e della salute olistica, ma gia' ai tempi del tempio di Apollo a Delfi, si invita il ricercatore a puntare il dito indietro, verso se medesimi con l'esortazione: Conosci te stesso ! 
Facile a dirsi, ma cosa vuol dire? 
Difficile cogliere con la mente il significato di questo conoscere, che di certo non e' intellettuale! 

Il Se' e' infinito, impersonale, eterno. Il "me", l'ego, la mente, il corpo, sono finiti, collocati nel tempo e nello spazio, personalmente e individualmente connotati.

Questa mia prima settimana di "non lavoro" mi ha riportato in profondo contatto con la dimensione della quiete, che oltre ad offrire dei benefici fisiologici meravigliosi, soprattutto al nono mese di gravidanza.. e' anche, da sempre, per quanto riguarda la mia esperienza, la porta d'accesso regale a quella Comprensione che trascende il personale e il mentale che mi fa atterrare in quel non-luogo dove ogni cosa accade dentro di me e io sono ogni cosa simultaneamente, i percepiti confini del corpo spariscono, si apre una voragine senza fondo che assorbe in sè la limitazione del "mio essere me". 

Chiamo questa esperienza l'accesso all'infinito
Stranamente (!?) non accade mai quando la si cerca, la si vuole e rincorre. Accade quando accade e non ce lo aspettiamo.

Avere esperienza del proprio Se' infinito, della propria Verita', in una forma o nell'altra. e' gia' accaduto ad ognuno di noi, forse non ce ne siamo accorti, ma nasciamo in contatto con questo conoscere non duale, poi ce ne dimentichiamo e ci identifichiamo con idee e paradigmi comportamentali che apparentemente ci trattengono separati da questo Uno.

L'esperienza dell'Uno non ha nulla a che vedere con la spiritualita', e' piuttosto il presupposto del nostro essere qui, e' lo stato naturale dell'esistere, e' molto normale, non e' altrove, non si trova alla fine di un percorso, non siamo suddivisi gerarchicamente in principianti ed avanzati. 
Nell'esperienza del "corpo mente Giselle" il riconoscimento di questa esperienza accade ogni volta che c'e' il ricordarsi involontario della Stillness che precede ogni movimento e ogni oggetto percepito. 

Siamo portati a pensare che ci voglia molta preparazione, tecnica, alcuni di noi ricorrono alla tecnologia della meditazione o alla caledoiscopia di alcune sostanze "magiche". In realta' non c'e' bisogno di niente di tutto cio', anche se ci possono piacere tecniche e pratiche, e non c'e' nulla di male! 
Si tratta di un cambio di prospettiva, una virata percettiva che riporta l'attenzione indietro, la fa riassorbire all'origine e da questo non-luogo puo' espandersi all'infinito oltre il senso di me, di io, di qui e ora.

Quando parlo di Stillness mi riferisco a una quiete corporea e mentale che e' accessibile solo quando rilassiamo il sistema nervoso centrale, e qui le pratiche di Yoga, Yoga Nidra e Terapia Craniosacrale Biodinamico che offro sono molto utili, ma non indispensabili, ne' uniche, ne' speciali rispetto ad altre.
Sono semplicemente quelle che il mio corpo ama.
Per descrivere (l'indescrivibile) l'Uno a livello esperienziale - l'unico modo che abbiamo per sapere che non e' un contenuto della mente, un pensiero o una teoria - mi riferisco spesso all'immagine della clessidra. 
Immaginiamo che la nostra mente, l'insieme dei pensieri che si alternano (o ripetono..) nella testa, il nostro senso di essere un qualcuno specifico, con un nome, una data di nascita, una personalita' e individuato attraverso una storia, sia rappresentato dall'emisfero superiore della clessidra.  La sabbia e' la coscienza, cio' che osserva gli oggetti, i pensieri, le sensazioni. Cio' che non e' cambiato nel tempo, che non ha eta', colore, genere. 
L'emisfero inferiore della clessidra e' il nostro Se' infinito, la Verita', quello che di default ricerchiamo fuori di noi. 
Il rilassamento profondo - che per ognuno puo' accadere in modo diverso (a volte paradossalmente con esperienze shoccanti e traumatiche) - e' cio' che permette alla sabbia di scorrere dall'alto verso il basso, da un senso di contrazione (quando pensiamo di essere qualcuno siamo compressi dalle limitazioni proprie dell'individuo) verso un senso di espansione, di liberta' totale dal conosciuto che ci traghetta oltre l'identificazione con il corpo e la mente.

Da un certo punto di vista si trascende il corpo, ci si accorge che il Se' infinito non e' contenuto dal corpo, ma si cambia prospettiva solo passando attraverso il corpo. Questo e' un punto fondamentale che spessissimo gli amanti della trascendenza e della iper spiritualizzazione evitano. 

Il corpo. Il corpo va sentito! Le sensazioni vanno sentite. Le emozioni accolte. Attraverso questa "incorporazione" totale ( full embodiment ) si puo' scivolare attraverso il collo della clessidra dall'altra parte, o meglio, accorgersi che si e' gia' da sempre quel tutto. 

Mi e' venuta voglia di condividere queste riflessioni dopo ripetute esperienze di Stillness che ho avuto in questi giorni nella vasca da bagno !! Ne' sul tappetino yoga, ne' sul cuscino da meditazione...

L'acqua e' un elemento che accoglie, amplifica e supporta. Vi consiglio di sperimentare ! 
Ho riempito la vasca con acqua calda, ma non caldissima e aggiunto sale grosso marino, trovato una posizione il cui il corpo fosse il piu' comodo possibile, come in Savasana! Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciata scivolare in un ascolto rilassato e non forzato, delle sensazioni presenti nel corpo. 
Dopo molto poco, lasciando il corpo immobile, ho smesso di sentirne i confini, la percezione, non avendo piu' il limite a cui e' abituata, si e' espansa, e in un attimo ero sul fondo della clessidra. Questa istantanea espansione verso l'infinito, terrorizza il me, che di colpo non essendo piu' riconosciuto come protagonista della scena, fa di tutto per tornare e infatti..ritorna, dando l'impressione di "svegliarsi" da un piccolo sonno. 
In realta' nella vasca, come durante le sessioni di CranioSacrale Biodinamico o di Yoga Nidra, non si tratta di sonno, ma di espansione della coscienza oltre i limiti egoici e mentali con cui siamo soliti identificarci. L'esperienza ogni volta e' diversa, puo' esserci la sensazione di cadere, di precipitare verso il basso, di espandersi in tutte le direzioni, possono esserci immagini, colori, il "vedere" accade pero' attraverso nuovi occhi, nuove lenti a tutto tondo.
La differenza rispetto al sonno e' che dopo queste esperienze piu' o meno brevi di "immersione" in acque piu' profonde ci si sente rigenerati, freschi, svegli ma rilassati. 
Provate! Abbiamo la possibilita' di ricordarci della nostra natura, siamo piu' grandi di quanto pensiamo di essere, siamo Tutto anche quando non lo sappiamo. 

Vi abbraccio in questo grande mare.

Giselle


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